“Leave the thorn, take the rose”, i brani della musica classica riletti in chiave jazz, flamenco e tango
Anno prolifico per Filippo Cosentino: avevamo scritto del musicista in merito alla recente pubblicazione del suo album “Baritune” ed ecco che arriva la notizia di una nuova uscita che vede ancora protagonista il chitarrista. L’album “Leave the thorn, take the rose” è un omaggio al barocco pubblicato con DaVinci Publishing e distribuito da Egea Music, nel quale Cosentino, affiancato da Carlo Chirio al basso elettrico, Lorenzo Arese alla batteria, Giuseppe Notabella alla tromba, Filippo Ansaldi al sassofono e Giovanni Forti al tuba, si confronta con le composizioni di Bach, Pergolesi, Monteverdi e Handel. L’album sarà presentato dal vivo in varie città italiane, a partire da stasera 10 luglio 2020 sul palco della piazza dei Mestieri di Torino e il 19 luglio in occasione del Guarene Musica & Roero Music Fest a Guarene (CN).
La scelta è ricaduta su un periodo della storia musicale dell’Occidente particolarmente fecondo, tra i più intensi e ricchi di opere di rara bellezza, che ha avuto il suo peso nel rinnovamento dell’arte della composizione.
L’album si apre con una malinconica ed eterea rilettura di 552 (J.S.Bach_A.Schoenberg_F.Cosentino). Il tema è un dialogo a due tra la chitarra jazz e la tromba che evoca un suadente balletto e un’idea di fuga.
Calipso, con il suo ritmo ballabile, ripropone Sarabanda BWV 995 di J.S.Bach. L’atmosfera si fa più malinconica e dolce in Lascia la spina, cogli la rosa di Handel, scritta per l’oratorio “Il trionfo del tempo e del disinganno” nel 1707, brano che dà il titolo al disco.
In Joy riconosciamo il tema e la melodia della cantata Jesus bleibet meine freude di J.S.Bach che qui è suonata con un atteggiamento decisamente più swing e dinamico. Tornano però anche le atmosfere festose care al chitarrista piemontese di cui avevamo parlato ampiamente nella recensione dell’album “Baritune”. El baile de las hadas, invece, trasforma la Ciaccona in Fa minore in un seducente brano flamenco, con una prima parte dell’arrangiamento fortemente caratterizzata dal combo, a differenza della predominanza del tema originale nella seconda.
Si passa per l’atmosfera più plumbea di Belinda e si arriva a Nina, canzone che dimostra la volontà di proporre anche un lavoro di ricerca raffinato, con un adattamento in chiave jazz della più nota Aria tratta dall’opera buffa “Gli tre cicisbei ridicoli. Tre giorni son che Nina”, attribuita in tempi recenti al compositore piacentino Vincenzo Legrenzio Ciampi.
Siciliana di Pergolesi riprende ritmi e melodie della Sicilia barocca che in questo disco assumono i colori del tango. Fuga a Tre Voci è una composizione di Filippo Cosentino affascinante e sfuggente, dove più linee melodiche si sviluppano liberamente e si intrecciano.
Cambia decisamente il mood e del famoso Lamento di Arianna di Claudio Monteverdi (versione del 1614) sono proposti due diversi arrangiamenti, nei quali si ritrova il tema lirico scritto dal compositore ai tempi dei suoi servigi alla corte di Mantova dei Gonzaga.
Laura Mancini