Nel campo della musica jazz, i Paesi Bassi giocano senz’altro un ruolo importante in Europa: sono sede dell’importante festival del Mare del Nord, possiedono conservatori di alto livello e la loro produzione jazzistica si distingue per una scena molto variegata dal punto di vista stilistico. Da sempre, c’è un grande interesse in Italia per la musica jazz e improvvisata proveniente da questa nazione e ancora oggi nel nostro Paese sono molto richiesti gruppi storici come l’Instant Composer’s Pool di Micha Mengelberg e il Willem Breuker Kollektief.
Una delle iniziative che hanno dato vita, ultimamente, ad un gemellaggio fra il jazz italiano e quello olandese è il DIME – Dutch Italian Music Exchange – grazie al quale dal mese di Aprile 2011 fino a Gennaio 2012, diversi cantanti e musicisti olandesi, ma anche dj, artisti e produttori, daranno vita ad eventi, concerti e nuove produzioni in Italia e viceversa.
L’intento del DIME è quello di creare l’occasione per portare in scena il meglio delle culture olandese e italiana, permettendo di apprezzare gli elementi di spicco nell’ambito delle produzioni contemporanee, superando i confini tanto tra le nazioni quanto tra i generi. Questo viene realizzato grazie al contributo di quelli che sono identificati come gli attuali rappresentanti principali delle due culture musicali, i quali partecipano così a festival e trasmissioni radiofoniche.
Proprio lo scorso Giugno, Bas Ernst, intervistato sull’emittente radio Rai Tre, ha parlato dell’attività del DIME ed in particolare del progetto di Bai Akih – gruppo composto dalla cantante Monica Akihary, dal chitarrista Niels Brouwer ed dal percussionista Sandip Bhattachraya – e del sassofonista Roberto Ottaviano insieme a Giorgio Vendola al contrabbasso, di realizzare insieme delle composizioni, per poi esibirsi in concerto a Bari, presso la chiesa Santa Teresa dei Maschi, nell’ambito di “Aspettando Bari in jazz” (serata ad ingresso libero), anteprima del festival barese di cui Ottaviano è direttore artistico. “Greencard” è il nome del progetto in questione, esito, quindi, di una residenza musicale dei musicisti, realizzata grazie al il sostegno di Puglia Sounds – che pure si prefigge di sostenere e sviluppare la musica pugliese creando le basi per un meccanismo di produzione e distribuzione di spettacoli pugliesi, nazionali ed internazionali – in collaborazione con l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi. Il nome “Greencard” – ha spiegato Roberto Ottaviano – sta a significare che la musica di tutto il mondo giunge dal pianeta, dove la natura, con i suoi colori, ne è ispiratrice.
Dopo l’esordio barese, ad Ottobre l’ensemble si sposterà in Olanda nell’ambito di tre festival jazz ad Amsterdam, Rotterdam e Utrecht.
Ma ci sono anche tanti altri eventi, che forse hanno avuto meno risonanza ma non meno importanti: ad Aprile, il DIME ha organizzato un workshop rivolto agli studenti del Conservatorio Santa Cecilia di Roma e a quelli del Conservatorio di Amsterdam, affinché collaborassero alla realizzazione di nuovi brani.
Il DIME, però, non riguarda solo il jazz: uno showcase dell’etichetta Kindred Spirits di Amsterdam sarà allestito in occasione del festival dedicato alla musica elettronica “Meet In Town” il 22 Luglio a Roma, “in cambio” di una serata di “This is Rome” che si svolgerà in autunno ad Amsterdam. Sempre nella Capitale, è stato il locale Brancaleone, ad Aprile e a Maggio, ad ospitare i dj Olaf Boswijk e Patrice Bäumel del club Trouw di Amsterdam, per una serata techno. A Foligno, la prima data del festival Dancity ha visto esibirsi per primi i producer Juju (Gal Anar) & Jordash (Jordan Czamanski) insieme al tedesco Move D e alla conclusione della serata è stato il turno della DJ Steffi, fondatrice dell’etichetta Klakson.
Non è la prima volta che Italia e Paesi Bassi uniscono le forze nel nome della musica: un esempio era già stato “Il Sound del Giro” che, in occasione del Giro d’Italia dello scorso anno, aveva affiancato concerti di musicisti provenienti dalle due nazioni, in collaborazione con l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi e di alcuni dei più rinomati locali di Amsterdam e Roma, presentando anche in quel caso un programma che spaziava tra i generi jazz, rock, world, pop ed elettronica.
Segnali positivi di collaborazione, dunque, che dimostrano la stima reciproca e l’apertura dei musicisti e addetti ai lavori dei due Paesi e pongono le basi per lo sviluppo di un linguaggio musicale sempre più universale.
Laura Mancini
(Jazz Colours, anno 2010)