Venerdì 12 Marzo 2010 il 28 Divino Jazz di Roma presenta NEW THING (hard) QUARTET, un ensemble di musicisti che sono ognuno leader di altri gruppi: Andrea Maria Bonioli alla batteria, Andrea Colella al contrabbasso, Raffaele Ferrari alle tastiere e Michele Villari al sax e al clarinetto. Il nome della formazione, oltre ad annunciare la “novità”, rievoca quel fenomeno musicale che vide in Ornette Coleman il suo caposcuola e che, nel contesto del più ampio movimento afro-americano, portò nel 1961 alla nascita dell’album “Free Jazz”.
Il primo brano proposto è “Hi pod”, composizione del batterista. Ad introdurre il tema è Villari, che soffia con potenza nel sax e propone un fraseggio energico e squillante, seguito da un assolo delle tastiere che alterna virtuosismi e sonorità più “rumorose”. Bonioli nel suo momento alla batteria mostra un approccio allo strumento di una precisione che definirei “matematica”: tutto appare calcolato, nella ricerca di una sorta di simmetria musicale. Segue “Le vacanze di Bach” di Ferrari, introdotta dal sound enigmatico del contrabbasso; il tema dal mood inquieto viene ripetuto più volte dal quartetto. Villari imbraccia qui il clarinetto per suonarlo in modo inconsueto: anziché sfruttarne la liricità e la delicatezza, propone un suono vibrante, dagli acuti stridenti; il fraseggio non è fluido ed i suoni slegati, per un effetto frammentario e “nervoso”. “Passagges” di Colella ha un andamento regolare ma dal groove più accelerato; si concede finalmente un assolo anche il contrabbassista con un efficace walking bass. Di Villari ascoltiamo “Fahrenheit 451”: il sassofonista percorre la scala delle note in lungo ed in largo senza riprendere mai fiato, senza variare di molto l’intensità, per un suono corposo ma privo di sfumature, seguito da un estroso e caricato assolo di Ferrari. “Low cost” di Bonioli è più lento e “pensieroso”, Colella suonando il contrabbasso con l’archetto produce un ipnotico ronzio.
È ancora di Bonioli il brano che apre il secondo set, dal titolo “Ikea” in cui il batterista si lancia in sonorità tribali, mentre “17 Dicembre” di Colella viene annunciato come il pezzo più bello della serata dal quartetto ed ha una struttura ed una melodia dall’effetto “rassicurante”.
La chiusura è un tributo a Gillespie ma ancora una volta col marchio innovativo di questo quartetto.
Laura Mancini