Teatro Stabile D’Abruzzo e Ente Teatrale Regionale, con la direzione di Alessandro Gassman ed in collaborazione con Smileagain, hanno presentato Giovedì 16 Aprile 2009 al Teatro Valle di Roma (via del Teatro Valle) “Le invisibili” spettacolo/denuncia di Emanuela Giordano e Lidia Ravera, liberamente ispirato al libro “Sorridimi ancora”.
L’idea che viene manifestata fin dalla prima scena è quella di farci entrare nel vivo delle singole storie di 7 adolescenti di Paesi come il Pakistan, il Bangladesh, l’India e l’Africa, che coltivano nel cuore sogni e speranze semplici e comuni a quelle di tutte le giovani ragazze e ancora una speranza in un futuro di libertà, in un luogo dove le cose funzionino diversamente.
Effettivamente bisogna dire che nella prima parte della rappresentazione la giocosità delle protagoniste risulta un po’ forzata e innaturale, costantemente velata dalla musica di sottofondo che già ci preannuncia la drammaticità della parte seguente. Si mantiene in realtà un distacco nei confronti dello spettatore, manca la possibilità di un vero coinvolgimento e si avverte una certa freddezza di sentimenti. Le interpreti di “Le invisibili” sono attrici preparatissime ed espressive, ma la regia evidentemente rende meglio l’evoluzione delle storie di ciascuna ragazza, che purtroppo è un’evoluzione ovvia, triste e ingiusta: si parla di giovani donne schiave dei propri mariti, povere e per questo costrette all’umiliazione e al silenzio. Si racconta l’atrocità di casi di molestie, violenze e addirittura di come alcune di loro vengano acidificate o incendiate. Ad alcune, la salvezza ed una speranza è venuta dai soccorsi di ONLUS come Smileagain.
Ma l’interrogativo che ci pone direttamente la compagnia è di chi sia la responsabilità di tutte le altre fanciulle che vivono esperienze simili a queste e l’invito è quello a non cadere nella facile abitudine di passare oltre quel momentaneo sentimento di orrore per poi immaginare che qualcun altro se ne occuperà e piuttosto assumerci in prima persona la responsabilità di aiutare chi vive in comunità che ancora permettono che ingiustizie del genere avvengano senza che nessuno se ne curi.
Sebbene non si tratti di teatro tradizionale, vale la pena accogliere questo invito della durata di un’ora, per tornare a riflettere su situazioni davvero importanti ed è indubbiamente apprezzabile, al di là delle considerazioni critiche a livello teatrale, l’intento del gruppo.
Laura Mancini