“What I’ve Seen So Far”: alla Dorothy Circus Gallery, 12 fotografi ci prestano i loro occhi
È stata innaugurata il 15 febbraio 2020 alla Dorothy Circus Gallery la mostra fotografica collettiva “What I’ve Seen So Far”, già avviata in contemporanea presso la sede londinese della galleria. La mostra fa parte della programmazione espositiva del 2020 intitolata “Mirrored Souls: The Year Of Love”.
L’iniziativa, voluta dalla fondatrice della DCG Rome & London Alexandra Mazzanti insieme a Valentina Ilardi, direttore editoriale di Grey Magazine, si presenta come primo appuntamento della rassegna annuale Grey Circus. L’intento è quello di confrontare le opere di fotografi emergenti e affermati nel panorama dell’arte contemporanea, associandoli per il talento e l’immaginario che li accomuna.
Il progetto espositivo “What I’ve Seen So Far” a Roma e Londra

Entrambi gli spazi espositivi di Roma e di Londra hanno scelto di puntare sul forte legame che si è instaurato tra le nuove tendenze della fotografia contemporanea e l’anima visionaria e avanguardista che ha contraddistinto il programma espositivo della Dorothy Circus Gallery negli ultimi 12 anni di attività. Questa galleria rappresenta, infatti una delle poche, vere, istituzioni ancora capace di provocare il suo pubblico.
La fotografia contemporanea si ricollega, dunque, alle passate esperienze curatoriali della galleria grazie alla selezione di opere di fotografi già affermati, come Laurent Chehere, Arash Radpour, Billy Kidd e Caitlin Cronenberg, messe in dialogo con quelle di giovani e talentuosi emergenti, quali Anka Zhuravleva, Iness Rychlik, Karel Chladek e Jesse Herzog, con uno spazio dedicato anche alla ricerca italiana, grazie agli scatti di Mirko Viglino, Peppe Tortora, Claudia Pasanisi e Giuseppe Gradella.
Il Tempo, nella mostra fotografica alla Dorothy Circus Gallery

Un’attenzione particolare viene riservata al Tempo, entità cristallizzata dall’occhio digitale della fotocamera. Uno dei fattori che rendono maggiormente affascinante l’arte fotografica è proprio la negazione di tale entità. Le opere esposte, permeate di realismo, consentono all’osservatore di percepire la presenza di un momento eterno, legato ad una visione spirituale e filosofica che unisce tematiche introspettive e profonde. Ne emerge un racconto dell’umanità stessa. Gli occhi dei fotografi, autori delle opere selezionate, sono concessi in prestito al fruitore come un’appendice dotata di lenti che permette di avere accesso ad un mondo che non è il suo.
Accanto ad ogni opera esposta, una targa presenta ciascun autore con brevi note biografiche che permettono all’osservatore di catturare qualche frammento in più di quell’esistenza che fa da filtro a ciascuna “visione”, sviluppata nella fotografia. Il vissuto di ogni autore sembra voler emergere, in qualche modo, nella cifra stilistica degli scatti proposti.
Le emozioni, il fil rouge di “What I’ve Seen So Far”

Lo spettatore viene condotto all’interno di un immaginario legato al viaggio interiore ed esteriore, che parte dal Sé per poi trasformarsi e sfociare in qualcosa di più ampio, che comprende l’osservarsi e l’osservare. Storie diverse si intrecciano tra di loro conducendoci in luoghi che daranno libertà alla nostra immaginazione. Gli scenari figurativi proposti, sono ora caratterizzati dalle sembianze di un corpo umano, con i suoi segni che lo rendono unico e irriproducibile, ora da un fiore o da un bacio, evocando nella nostra immaginazione dimensioni che non credevamo esistenti.
Il risultato è che la passeggiata lungo i corridoi della galleria si trasforma in un viaggio metaforico attraverso le epoche, i luoghi e le storie; una vera e propria carrellata di emozioni che coinvolge direttamente lo spettatore e la sua interpretazione.
Laura Mancini